“Non ha forse anche l’uomo in sé stesso qualche cosa che può venir confrontata con questa cronaca universale, che gli serba la copia, l’immagine di tutto quello che l’uomo sperimenta durante la sua vita terrena, così come la Cronaca dell’Akasha serba la copia di tutto quello che sperimenta l’organismo spirituale del cosmo? Guardiamo un po’ più esattamente quello che designiamo col nome di “memoria”.
Noi siamo soliti prendere questa memoria come cosa ovvia, che va da sé; ben di rado ci viene il pensiero pur tanto giustificato che questa memoria è cosa, in fondo, oltremodo enigmatica. Enigmatica nel senso che i processi che in essa si svolgono, che in certo modo compongono la memoria si sottraggono assolutamente ad ogni indagine sensoria.
Enigmatica poi, in grado maggiore, se consideriamo come la memoria si manifesta.
In generale la memoria ce la figuriamo come segue: noi sperimentiamo continuamente dei fatti che per breve tempo permangono vivaci entro di noi e quindi, secondo la forza con cui agirono su di noi, sbiadiscono e sprofondano nel mare dell’incoscienza.
Fanno eccezione quei tali eventi di efficacia specialissima, che ci fecero un’impressione spiccatamente energica e che poi, in date circostanze, possono continuare a vivere in noi per tutta la vita quali immagini mnemoniche. Ma se vogliamo caratterizzare così il corso normale della nostra memoria, dovremmo pur subito aggiungere che le eccezionialla regola sono così frequenti e di natura così caratteristica, che minacciano di rovesciare la regola stessa.
In realtà non soltanto avvenimenti che ci fecero speciale impressione noi ricordiamo più tardi, ma anche fatti senza importanza, che non fecero su di noi alcuna impressione degna di rilievo allorché li vivemmo, possono risorgere in noi più tardi nel modo più vivace.
E ancora, avvenimenti che abbiamo sì vissuti, ma la cui impressione fu talmente debole che apparentemente essi sfiorarono la nostra coscienza senza lasciarvi traccia: anch’essi possono risorgere più tardi nel ricordo con grande lucidità, e persino dopo molti anni.
Come spiegare tutto questo?
Ebbene, un fatto ne risulta evidente: e cioè che il nostro apparecchio mnemonico, se così si può dire, non accoglie in sé soltanto dei singoli avvenimenti, ma registra senza eccezioni qualsiasi cosa che ci succede. Poiché se si iscrivessero nella nostra memoria soltanto singoli eventi di carattere speciale, non potrebbero riaffiorare in noi che unicamente questi! Ma in verità le cose stanno in modo da obbligare a dire: nessuna impressione per debole e senza importanza che sia, può una volta ricevuta da noi cadere per sempre nella notte dell’oblio.
Può accadere nell’infanzia qualche cosa cui badiamo appena, che scordiamo subito, e quando siamo vecchi, magari sessanta o settanta anni dopo, quando il ricordo ci parve del tutto cancellato, può improvvisamente riaffacciarsi alla memoria. Può essere una parola che udiamo, una figura che vediamo, una melodia qualsiasi che ci risuona all’orecchio, può accadere per una qualunque associazione di idee, può essere un dato profumo che agisce sul nostro olfatto.
Improvvisamente ecco l’immagine che ci sorge davanti e noi rammentiamo l’esperienza remota vissuta nella nostra infanzia.
Può essere una spinta, un motivo qualsiasi che in quel momento, in modo del tutto inesplicabile, stabiliscono un rapporto con l’immagine quasi inosservata e sommersa da tempo, e fa riaffiorare alla superficie della nostra coscienza.
Ne consegue dunque che tutti i fatti che sperimentiamo, debbono indistintamente imprimersi in questo apparecchio mnemonico, similmente come si registrano nel rullo ricevitore di un fonografo tutti i rumori, senza eccezione, che agiscono su di lui.
Vedete dunque che arriviamo irrefutabilmente alla conclusione che portiamo in noi, nella nostra memoria, una specie di cronaca vivente, di cui nel corso normale della vita siamo consapevoli solo per alcune singole note, ma che è in grado di portarci alla coscienza qualsiasi nota iscrittavi, anche la meno importante, stabilite che siano le condizioni a ciò necessarie.
E ora leviamo lo sguardo al Cosmo, considerandolo quale è in realtà: un immenso, vivente organismo spirituale.
Anche in esso si registrano tutti gli eventi che esso vive!
Ora, se le annotazioni della memoria umana le dobbiamo definire per forza di cose, limitate, poiché l’uomo medesimo è un essere limitato che possiede soltanto una sfera relativamente circoscritta di interessi; è chiaro senz’altro che la memoria cosmica deve essere sconfinata, perché il cosmo abbraccia tutti gli avvenimenti.
Ivi tutti quanti gli eventi sono registrati, pronti a rivelarsi alla Coscienza cosmica in qualunque momento atto a stabilire i rapporti necessari. E quando l’uomo sulla via del proprio sviluppo, si è elevato lottando per mezzo dell’iniziazione fino a ottenere la coscienza cosmica, quando è in grado di stabilire appunto questi rapporti, allora queste registrazioni gli divengono accessibili ed egli può leggere entro questa cronaca imperitura dell’universo”.
tratto dai corsi universitari di Rudolf Steiner al Goetheanum del Settembre 1920.