Quando ancora ero genitore in una scuola Waldorf (lo sono ancora ma non più in quella…) ciò che mi dava più dolore erano superficialità, sbrigatività, moralismo. C’erano come è ovvio ‘bambini difficili’ ma c’erano anche bambini che facevano i bambini. La sensazione che avevo, e che ho, è che ai bambini non sia concesso di essere bambini ma si faccia di tutto per inquadrarli in uno spazio di ‘piccoli uomini’ per cui ci si aspetta da loro che rispondano perfettamente alle nostre aspettative, che facciano le cose come, dove, quando lo vogliamo noi, come soldati in caserma. Così, se il bambino non si ‘conforma’ alle aspettative dell’adulto, tendenzialmente si mettono in atto forme più o meno leggere di ritorsione, di manifestazione di potere, tanto alla fine è certo che la forza più grande ce l’ha l’adulto.
Etichette, punizioni, provvedimenti sulla delicata anima dei bambini.
Amore, comprensione, compassione? Poco pervenuti.
Henning Kohler del quale sono stata allieva per tanti anni fino al momento della sua dipartita dal piano materiale, guardava l’essere umano, il bambino, senza alcuna forma di pre-concetto, pre-giudizio.
Si batteva contro le diagnosi e contro le etichette. Lui, come Steiner, partiva sempre dal bambino e ne risaliva l’origine spirituale. Il suo comportamento era solo un indizio, la manifestazione di un impulso interiore, una cartina tornasole di ciò che vive dentro l’anima. Ed allora, ciò che un bambino ci porta come comportamenti non è l’Essere Spirituale che vive in lui, è lo specchio del senso delle sue vite passate e del desiderio di ‘ guarigione karmica’ di quella presente.
Come adulti, spesso ai colloqui ci si scambiano informazioni su ‘ciò che non va‘ nel bambino. Ma iniziare a guardare ciò che non va in noi, nella società, in quello che li costringiamo a vivere, no?
Vediamo bebè al centro commerciale, nei locali, alle feste, in aereo, ai parchi divertimenti, in piscina, in passeggino tra il traffico. I loro giocattoli sono prevalentemente il cellulare o il tablet. Quando non ci sono quelli, c’è tanta plastica colorata, forme rigide, tanto rumore per non dire frastuono.
Molto piccoli già fanno corsi sportivi. Calcio, danza, nuoto, scherma, basket, pattinaggio. Due, tre volte a settimana. A volte agonistica. E poi musica, TV, selfie e social. Chattano, hanno la pagina su ‘Insta’.
Poi però ‘l’opinione pubblica’ grida l’allarme iperattività, disturbi del comportamento, del linguaggio, dell’apprendimento come se fosse il caso ad averli colpiti. Ma non gli viene il dubbio che la causa siano loro!!!! Non gli viene.
E poi le scuole, ahhh le scuole… Perdonatemi, non vi alterate per ciò che sto per dire; io li chiamo così come li vedo da quando sono bambina ed ora è pure peggio: Istituti di detenzione diurni per bambini liberi. Così li chiamo io.
Parliamo dell’architettura dei luoghi che ospitano i bambini. Li avete presenti vero? Sono riconoscibili esattamente come le caserme ed le carceri. Edilizia scolastica la chiamano. Appunto, come quella carceraria e militare, deve essere riconoscibile.
Andrebbe anche bene, se non fossero tra gli edifici più agghiaccianti, dentro e fuori, delle nostre città italiane. Fuori sono in genere palazzine anni 60 in cortina color mattone scuro, oppure intonacati di verde o giallo acido ed inserti azzurri. A volte trattasi di strutture d’epoca, palazzi primi 900 che furono splendidi, ridotti al degrado da stazione ferroviaria anni 80 con graffiti, vetri sporchi, cancelli o portoni arrugginiti, divelti, marmi anneriti. Certo non mancano le eccezioni, qualche bella scuola da un punto di vista architettonico c’è.
E passiamo agli interni. Tendenzialmente le pubbliche sono tutte uguali. le private offrono qualcosa di più e di meglio. Ma è ovvio. All’interno di una scuola pubblica vi accoglierà quasi sempre, una generale assenza di calore. Tutto asettico. Forme geometriche fredde, materiali sintetici, corridoi impersonali, magari giganteschi, sottoscala, ascensori rotti (se ci sono), vernici verde ospedale o giallo acido. Materne ed elementari certo più curate, dalle medie ed al liceo si può arrivare alla devastazione. Andai a visitare qualche anno l’artistico a Via di Ripetta a Roma, una ‘eccellenza’ dovrebbe essere. Trovai una struttura di straordinaria bellezza esteriore. Entrare all’interno sembrava l’Afganistan dopo i bombardamenti NATO.
Ecco, se gli occhi sono lo specchio dell’anima, le case lo specchio di chi le abita, le scuole sono lo specchio di chi le pensa (le istituzioni) lo specchio di chi le gestisce, di chi le fa e del ‘prodotto’ che viene offerto ai bambini. ai bambini ed anche ai ragazzi, che sono ancora così vicini allo Spirito, che dovrebbero vivere nelle loro età, nei loro settenni il Bello, il Buono, il Vero, viene offerto proprio il contrario. Non sempre ovviamente, non sto generalizzando, eccezioni ci sono. E ci sono le scuole Steineriane.
Ma se invece fossimo tutti a conoscenza che quando abbiamo di fronte un bambino, di piccolo stiamo vedendo solo il suo corpo mentre avanti a noi c’è, invisibile ai sensi ordinari, ma visibilissimo a quelli sovra sensibili, un Enorme Essere Spirituale ci renderemmo conto dell’onore che abbiamo a poterci relazionare con lui ed accompagnare una parte del suo cammino di vita.
Se riusciremo a concepire che quell’individuo ha un suo Progetto Incarnatorio che viene dalla Sua Storia che è antica di Eoni ed Eoni di vite ripetute, un processo deciso con Altissime Gerarchie Spirituali e che con il nostro agire potremmo disturbare e deviare anche in maniera molto grave la sua strada, saremmo molto più attenti ad interagire con Lui.
Se già fossimo in grado di comprendere questo sapremmo quanto sia assolutamente necessario muoversi con un rispetto infinito verso queste creature che potremo coltivare solo se la nostra esistenza sarà compenetrata di conoscenze Spirituali scientifiche attorno alle quali noi stessi in primis, edificheremo la nostra esistenza.
Ed allora domandiamoci: sentiamo di essere in possesso di tutto ciò che ci occorre per andare incontro ai bambini rispetto a questo compito?