La percezione

Pietro Archiati definisce la percezione come ‘il nulla del pensiero‘. Vediamo perchè.
Nell’uomo, come nell’animale la realtà esterna giunge sempre e solo grazie ad una percezione sensibile che avviene grazie ai sensi (vista, udito, tatto etc…) e che possiamo definire al suo apparire, pura. Puro dato sensorio, non ci è nessun processo di pensiero. La percezione tocca i sensi.
Quando questa percezione viene elaborata, allora interviene una prima forma di pensiero. Di fronte ad essa l’uomo sente: freddo, caldo, puzza, gusto, calore etc… quando questo accade, il mondo esterno entra in quello interiore. All’apparire di una percezione l’uomo può dire a se stesso che e piacevole o sgradevole ed organizzarsi di conseguenza. Quì subentra un’altra facoltà, la ragione. L’uomo fa qualcosa con la sensazione che ha decodificato dalla percezione. Per esempio se un liquido è troppo caldo può allungarlo con liquido freddo ed abbassare immediatamente la temperatura. Un animale questo non può farlo, semplicemente se l’acqua è tropo calda si allontana o la rifiuta.
La percezione dunque ‘colpisce, tocca’ la parte corporea dell’essere umano e dell’animale. Qui siamo nel corpo animico senziente. Da qui essa si sposta nell’interiorità, in quella che chiamiamo corpo animico senziente che è una parte dell’anima. Questi due arti sono indissolubili e Rudolf Steiner li chiama con un unico nome: corpo astrale.
Questo processo avviene sia per l’essere umano che per l’animale. La percezione, il dato esterno raccolto con i sensi viene elaborato interiormente e ne viene restituito qualcosa. Questo è appunto l’apparire dell’interiorità soggettiva. Quella percezione provoca infatti o una risposta di approvazione (con mille sfumature) o di repulsione (con mille sfumature). Quando siamo nell’ambito delle differenti risposte interiori, siamo ancora simili alla risposta dell’animale il quale può solo che scegliere tra si e no.

Nella realtà umana (e solo in essa) si può andare oltre il collegamento con se stessi del corpo astrale e dell’anima razionale, si può cercare cosa di quella percezione ha validità universalmente umana. Per esempio, posso dire che odio i semafori e preferisco le rotonde, ma cosa sia un semaforo e la sua funzione e cosa sia una rotonda e la sua funzione, non è legato al mio piacere o dispiacere verso essi, sono concetti oggettivi e totalmente condivisi da chi usa quel tipo di sistema di organizzazione della viabilità stradale.
Qui, siamo fuori dall’interiorità e dunque dall’anima, riportiamo fuori di noi ciò che vi era entrato con la percezione ma dopo averne fatto qualcosa dentro di noi. Questo lo può fare solo l’umano e qui camminiamo sulla strada dell’essenza, del pensiero universale dietro le cose, dello spirito.
Quando sia pervenuta dunque una percezione, immediatamente dopo l’uomo se ne fa una rappresentazione che nasce grazie alla memoria. Se infatti la percezione avuta era già stata ‘archiviata’ in memoria (la memoria è dell’anima come spiega Steiner in Teosofia), essa viene richiamata e va a formare il concetto. La percezione fornisce al pensiero la possibilità di creare dal nulla. 
Nella percezione pura, il mondo esterno non esercita sull’uomo nessuna azione ed all’uomo è data così la possibilità di creare in assoluto, dal nulla, la realtà. E lo fa nel pensiero. Nell’atto del pensare.

Questo sta a dire dunque che nel nostro pensiero c’è e ci può essere solo ciò che ci mettiamo noi. 
Questo processo non accade né per l’animale, né per la pianta, né per la pietra. La realtà esterna per l’animale è una sensazione; per la pianta o la pietra nemmeno quella. L’animale si ferma alle sensazioni che gli provengono dall’esterno e reagisce ad esse in maniera istintiva con un moto di attrazione o repulsione. Non è capace di farci altro; non si forma in lui alcun concetto di ciò che esperisce come sensazione del mondo esterno.
Ora, come facciamo a ‘dare corpo’ a questo lavoro fatto dal pensiero che colpito dalla percezione comincia la sua creazione e genera rappresentazione e concetto? Con il linguaggio.  
Il linguaggio crea nell’interiorità qualcosa di intermedio tra l’animale e l’umano. Il linguaggio crea la rappresentazione
La rappresentazione che si crea grazie al linguaggio non è ovviamente l’essenza, cioè il concetto di ciò che sto percependo, è solo un passaggio intermedio . 
L’animale non avendo linguaggio, non può andare alla rappresentazione di ciò che vede o sente e non può dunque nemmeno giungere al concetto, cioè all’essenza della sua sensazione del mondo esterno. 

Cosa accade dunque nell’animale che riconosce una casa, una persona, un oggetto? In esso c’è un movimento che avviene nel corpo astrale. Ovvero in quell’arto a metà tra corpo ed anima che come un Giano bifronte si relaziona da una parte con il corporeo fisico e dall’altra con la parte più bassa dell’anima, l’anima senziente.
Potremmo dire che nel corpo astrale, la sensazione che prova l’animale dopo la percezione quando si trova innanzi a qualcosa è una sensazione profondamente diversa rispetto alla sensazione che prova di fronte a qualcos’altro. Dunque in questo modo l’animale riconosce nella sua vita ciò che lo attrae e ciò che lo respinge. Non è una questione di memoria dunque.

Se un animale si trova di fronte alla sua cuccia, il suo corpo astrale sente una sensazione profondamente diversa rispetto alla cuccia del cane del vicino di casa.
E’ come dire che io di fronte ad una arancia o un’albicocca se non ne ho le rappresentazioni perchè non sono in grado di farmele, vengo aiutata da una sensazione nel mio astrale che sarà assolutamente diversa e se sono abituata ad avere una specifica sensazione legata all’arancia, saprò riprovarla ogni volta che una arancia mi si avvicina o un’albicocca e se la sensazione di una è gradevolezza e l’altra repulsione, mi comporterò di conseguenza. Così fa l’animale.
L’animale dunque prova sensazioni di fronte alle cose e potremmo dire che in lui avviene una risposta di simpatia o antipatia ogni volta che quella sensazione si riproduce. Che sia la vista del padrone o il riconoscere la propria ciotola del cibo, la sostanza è identica. Questo avviene nel corpo astrale. Nell’animale tutto avviene a livello astrale. L’eterico ovviamente fa da sostrato per la memoria delle sensazioni dell’astrale così che quando si ripresentano può scattare la reazione di simpatia o antipatia. 

L’essere umano invece dopo la percezione entra in una sfera che si muoverà in maniera diversa. La percezione del profumo di una rosa in sè non è niente ma grazie al pensiero egli riuscirà ad estrarre il concetto di rosa e lo farà prima passando dalla rappresentazione. Vede la rosa fuori da sé nel mondo esterno essa è separata; la interiorizza con la sensazione che avviene nel corpo astrale e si avvia verso la comprensione della rosa grazie all’anima razionale ove inizia il pensiero fino all’anima cosciente dove invece avviene la ricerca dell’essenza delle cose, il concetto, l’archetipo. L’archetipo della rosa è uno. Le specie di rose sono innumerevoli. L’archetipo è l’essenza, lo spirito. Le diverse specie di rose, sono rappresentazioni di rose.

In tutto questo è necessario poi il passaggio del linguaggio. Se l’uomo potesse rappresentare ma non potesse dare un nome alle cose grazie al linguaggio, non potrebbe mai indagarne la natura ed arrivare al concetto, all’essenza.  La somma di tutte le rappresentazioni a cui è stato dato un nome, uno spazio, una catalogazione che abbiamo vissuto nella nostra anima e sedimentano nell’eterico, costituisce la memoria
Cosa c’è dunque nella memoria? La somma di tutto ciò che è stato già pensato nell’anima. 
Quello che non è stato pensato non può entrare in quella somma. Non si può avere memoria di qualcosa che non è stato pensato. 

Rudolf Steiner ci dice che il che far sorgere la memoria nell’astrale, è un processo complessissimo. La parola me-moria significa me-morire ed origina da me-mor. In sanscrito mr indica ciò che è morto o ciò che è nel passato ed in latino mr diventa mor.  Il termine me, in latino significa IO; dunque memoria significa io-muoio. La memoria allora è collegata certamente alla sfera dell’eterico o anche dette forze vitali. Cioè stiamo dicendo che ogni stoccaggio delle nostre esperienze avviene nell’ambito del vitale (eterico) e la memoria potrebbe essere un contenuto di morte come se l’eterico ove si è impressa, ove riposa una esperienza, non fosse più vivo ma fosse un cadavere, una parte di me-morto. 
E questo torna anche con il termine che usa la lingua tedesca che indica il dimenticare con la parola stradigerire, che certo fa riferimento a forze vitali e ci fa pensare a qualcosa che prima era nella coscienza, si muove, attraversa un processo organico e poi sedimenta . La digestione avviene utilizzando forze eteriche o vitali.
Quindi potremmo dire che la memoria è un serbatoio fatto di continui atti di uccisione di una parte del me o io (me-morire) o meglio delle forze vitali che io ho a disposizione; ed il dimenticare, cioè il non avere più a disposizione quei dati, è una distruzione di quei dati cioè una loro “uccisione” sempre grazie all’eterico.
La memoria potrebbe essere una sorta di suicidio ed il dimenticare un tornare alla vita. 
Dopo la digestione che avviene dopo l’atto del mangiare, necessario alla reintegrazione delle forze vitali, c’è sempre una parte che va in assimilazione e quindi nella ricostituzione delle forze, ed una parte che va ad eliminazione e quindi una purificazione di ciò che non occorre più. 
Se mettiamo insieme tedesco ed italiano possiamo dire che per richiamare, far risorgere nella coscienza, ciò che è sedimentato nell’eterico dobbiamo usare o la mente/rammentare, oppure il cuore/ricordare, oppure le membra/rammentare, dunque per ri-vivificare qualcosa che di me è morto – memoria – ho bisogno di mente, cuore, membra. Potremmo dire pensare, sentire e volere?

Cosa avviene quando non si riesce a ricordare qualcosa e ci si arrovella per far tornare per esempio il nome di una persona dalla memoria? Dal serbatoio che c’è nell’eterico? 
Se pensiamo di ripetere ripetere ripetere qualcosa per metterlo nel serbatoio che ospita l’eterico e poi prenderlo a piacimento quando ne avremo bisogno, siamo sulla cattiva strada. Non è così che funziona.
E’ necessario passarci per quell’eterico, passare attraverso l’eterico ed arrivare al serbatoio. Cuore, mente e membra sono talmente intrisi di eterico. Quando si fa risorgere qualcosa che è sedimentato in una zona “morta” dell’eterico si fa rivivere nel cuore, nelle membra o nella mente o come si dice in tedesco si re-interiorizza. In ogni caso avviene nell’organico. 

Quando l’essere umano inizia il suo processo di concettualizzazione della realtà intorno a lui, consuma le sue forze vitali. Le forze vitali, che possiamo vedere nel loro ambito di espressione totale nella pianta, cioè nel mondo vegetale, sono il carburante che l’uomo consuma per accendere la coscienza.
La pianta, che non ha alcuna coscienza, non consuma le sue forze vitali. Più l’uomo entra in un processo di coscienza, più si consumano le forze vitali. Le forze vitali hanno bisogno di essere reintegrate nell’uomo continuamente perché continuamente la coscienza le consuma. Sonno ed alimentazione oltre che esposizione solare ed aria sana, sono il mezzo grazie al quale le forze vitali si reintegrano. Mente cuore e membra sono andati via quando qualcosa non riusciamo piò a farla tronare a vivere nella nostra interiorità.

Vediamo che un neonato che non dorme nella maggior parte del suo tempo, è prevalentemente forze vitali o eteriche e questo diventa palese quando si osserva il suo sguardo, la sua pelle, le sue rotondità. Egli non è consumato, le sue forze eteriche non vengono consumate dalla coscienza o dall’intelletto.

Un neonato infatti ha bisogno di dormire dopo essere stato esposto al mondo della veglia e più questo mondo lo desta, più avrebbe bisogno di dormire, ma qui si apre un discorso pieno di eccezioni che ci porterebbe fuori da questo tema. 

L’uomo a differenza dell’animale ha la possibilità di attingere alle sue forze vitali, potremmo dire “uccidendole” per far sorgere la coscienza, per illuminarla. E di questo suo volontario atto di uccisione delle sue forze vitali al fine della accensione della coscienza deve andarne fiero.

IoArgentoVivo

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