La questione centrale nel cuore di un educatore non deve essere lo sviluppo di competenze o l’adattamento e l’adeguamento del bambino-ragazzo alla società ed ai tempi che corrono ma consentire all’uomo futuro di rispondere a domande di senso e di evoluzione che più o meno suonano in lui così:
“chi sono, da dove vengo, che sono a fare qui, che compiti e talenti ho e come come posso svolgere con efficacia verso me e gli altri i compiti con i quali sono arrivato ed esplicare i miei talenti nel mondo e per il mondo?”
Edurre significa condurre fuori qualcosa e nell’educazione Waldorf si educono i peculiari ed unici talenti, potenzialità e progetti dell’essere umano che incontriamo.
Non è un gesto di in-formazione, di in-segnamento. Non si mette nulla sopra il bambino ma si aiuta a venir fuori ciò che alberga dentro di lui e che attende di poter trovare le condizioni per manifestarsi. Noi adulti siamo TENUTI a questo e solo a questo.
Non abbiamo nessun diritto né di dare la forma né i segni che piacciono a noi e che vorremmo vedere vestire l’essere umano che siamo chiamati ad accompagnare nella sua crescita, che sia un figlio, un allievo o un assistito. Quell’essere umano deve vestirsi dei SUOI vestiti e noi adulti che abbiamo il privilegio di relazionarci con il mondo dell’età evolutiva siamo tenuti ad edurre ciò che c’è nel bambino che abbiamo di fronte per permettergli di incarnare sempre di più Sè stesso fino a che nell’età adulta sarà libero di continuare da solo questo lavoro.
- chi è l’individuo di fronte a noi?
- da dove viene? come si sviluppa?
- perché è nato in quella famiglia?
- quali sono le sue forze, i suoi talenti? le sue potenzialità ed i suoi ostacoli?
- quale è il senso della sua presenza sulla Terra?
- ovvero “qual’è il suo DESTINO?
Si può rispondere, o tentare di farlo, a queste domande oppure fare come fa la società moderna e dirsi che nascere è un caso, che avvenga in un luogo o in un’altro, da una famiglia o un’altra è indifferente e frutto di fortuna o iella, che ci si deve istruire, formarsi e dunque compiere un ciclo scolastico il più ampio possibile riempendosi di nozioni fino allo sfinimento per prepararsi a soddisfare le richieste e le esigenze dei mercati e della società e che siamo al mondo per fare soldi e per godere e che per qualsiasi problema fisico o psicologico ci pensano i farmaci.
Funziona? Abbiamo di fronte a noi un bel mondo ove non ci sono guerre, gli esseri umani si vogliono bene anzi no, sia amano, non c’e alcuna forma di prevaricazione, tutto è armonioso, la Terra gode di ottima salute, in giro c’è consapevolezza, attenzione, rispetto e si lavora affinché l’umanità possa essere sempre migliore in termini di coscienza?
Oppure la realtà ci mostra che stiamo sostenendo un mondo sempre più distopico ove regna la paura ed il sospetto, sempre più indirizzato al transumanesimo, votato al capitale, al consumo, alla prevaricazione, all’assenza di fatica e rapidità di risultati, all’egoismo più sfrenato, al narcisismo patologico ove una generazione giovani ed altrettanti adulti – genitori o meno – sono sempre più de-responsabilizzati, pervasi da faciloneria ma nonostante gli apparenti agi e vantaggi sono stanchi, demotivati, stressati, depressi, dediti al consumo compulsivo di cibo, alcool e droghe?
Diceva bene J. Krishamurti “Stiamo formando, come in uno stampo, un tipo di esseri umani il cui maggior interesse è quello di trovare sicurezza, di diventare importanti, o di divertirsi con il minor impegno possibile.”
La politica ed i suoi figuri, espressione radiocomandata di una Elite invisibile, cittadini, educatori, per lo più sono aderenti al pensiero comune, quello che crede al dio caso ed al dio denaro.
Le scuole sono tutto tranne che vivai dell’anima, ovvero luoghi ove poter sviluppare sé stessi.
Piuttosto, a parte eccezioni fatte da Esseri Umani, le scuole sono istituti di detenzione diurna dove per una decina di ore al giorno (meno se si è fortunati), verranno detenuti bambini e ragazzi – imbottiti di lezioni, compiti, corsi, verifiche test ed esami, propaganda ed indottrinamento pro-societate; povere creature umane che rischieranno di perdere il senso del loro stare qui, della loro venuta sulla Terra trasformati, nel corso della loro pena, durata almeno 15 anni, in ingranaggi del sistema.
Quasi nessun genitore è preparato ad esserlo.
In pochi pensano che sarebbe utile studiare prima di diventarlo e tanto meno se ne occupa la ‘società’.
Si improvvisa o magari sfoglia qualche social e si crescono i figli nell’inerzia della matrix nella quale siamo immersi. Ma perché? Perché in fondo a noi, sentiamo di non essere in possesso di tutto ciò che ci occorre per andare incontro ai bambini in un senso superiore ma, non sapendo come fare, semplicemente andiamo a ruota del mondo.
Peraltro andare a ruota, è molto meno impegnativo che salire sul carro e farle muovere noi le sue ruote. Eppure l’uomo è in grado di adempiere ai suoi compiti più elevati perché ha le facoltà per farlo, solo che non lo sa.
Quello che si chiama “cammino spirituale” ha questo scopo. Elevare la propria coscienza e dunque le proprie potenzialità di intervento sulla realtà. Autoeducarsi ovvero in primo luogo educere da sé stessi i propri talenti. Poi, con essi, adoperarsi per realizzare i compiti che ci chiede il nostro destino.
L’uomo può ciò che egli deve; e se dice: “Io non posso”, segno è che non vuole.
J. Gottlieb Fichte
Allora, il compito del pedagogista, dell’educatore è in primo luogo rimuovere tutti gli ostacoli di se stesso e poi quelli del bambino così che egli sia libero di educere sé stesso.
Uno sviluppo, per qualsiasi ragione rimasto incompleto è un ostacolo alla possibilità di educarsi e dunque è causa di disagio o malattia.
Molte espressioni del linguaggio privo di parole dei bambini, non vengono comprese. Crisi aggressive, difficoltà di apprendimento, iperattività, difficoltà didattiche, silenzi sono un linguaggio. Ma spesso questo linguaggio non è conosciuto dagli adulti. Più che guardare il senso di queste manifestazioni, si guarda a come rimuoverle, si cerca di normalizzare.
Così, prima arrivano le caselle, le etichette, le diagnosi “strano, maleducato, iperattivo, dislessico, autistico” e poi arrivano i provvedimenti o i farmaci o tutti e due.
Ma quando arrivano le etichette ed i provvedimenti normalizzanti il comportamento che disturba il quieto vivere della società benpensante,vuol dire che abbiamo rinunciato a conoscere l’individuo eliminando con un sol colpo tutta la meravigliosa individualità di Colui che sta dietro quel bambino e, come dice Steiner ne elimineremo una parte di genialità.
“Si pone enigma dopo enigma nello spazio
Scorre enigma dopo enigma nel tempo
Porta soluzione solo lo Spirito che coglie se stesso
al di là dei confini dello spazio al di là del fluire del tempo
Rudolf Steiner – Macrocosmo e microcosmo