Gerarchie spirituali e le 7 regioni del mondo astrale

La Scienza dello Spirito ci parla di Gerarchie Spirituali, entità ‘angeliche’ superiori al Regno Umano. Detta così non è nulla più di un dogma. Ma se al posto dell’esperssione ‘Gerarchie Spirituali’ Usiamo il concetto di ‘Livelli di Espansione della Coscienza’ le cose iniziano ad avere un attimo di più di senso. Tutti noi infatti abbiamo più o meno chiaro il fatto che la coscienza non è uguale per tutti. La coscienza di un bambino di 6 anni e quella di un navigato giornalista sui fatti della geopolitica, sono profondamente diverse. Ma anche le rispettive coscienze di una persona che si occupa di economia e di una che si occupa di arte sono, nei rispettivi campi, molto più elevate.
La coscienza del pericolo di uscire di notte in una zona ad alta criminalità è sicuramente più elevata in un poliziotto che in un cittadino comune.
Ecco, esattamente come nella nostra realtà i livelli di coscienza sono su una scala, oltre il regno umano, esistono livelli di coscienza che sono su una scala, una scala gerarchica.
La gerarchia più ‘bassa’ in Coscienza – ma sopra la coscienza del regno umano -, è quella che viene chiamata con un lessico di Dionigi l’Aeropagita, Angeli, la più elevata, sempre secondo questo lessico, viene chiamata Serafini. Dalla minima alla massima, c’è tutta una scala intermedia ove sono posizionati vari gradi di Coscienza rispondenti ad altrettante nomenclature e suddivisi in tre grandi gruppi, ciascuno composto da tre ranghi. Vediamoli:
1. Primo coro
Serafini (Spiriti dell’Amore)
Cherubini (Spiriti dell’Armonia)
Troni (Spiriti della Volontà)
2. Secondo coro:
Dominazioni (Kyriotetes – Spiriti della Saggezza)
Virtù (Dynamis – Spiriti del Movimento)
Potestà (Elohim-Exusiai – Spiriti della Forma)
3. Terzo coro:
Archai (Spiriti della personalità)
Arcangeli (Spiriti del popolo)
Angeli (Spiriti guida individuali)

Queste gerarchie lavorano attivamente nella creazione e nel mantenimento di tutti gli aspetti del cosmo, oltre a supportare l’evoluzione spirituale dell’essere umano.
Dalla nomenclatura già possiamo farci una minima idea della loro sfera di azione e del loro grado di Coscienza. Sarà sicuramente più ampia la sfera di influenza di una Gerarchia che gestisce, affianca, invia impulsi ad un popolo che quella di una Gerarchia che fa lo stesso ma con un solo individuo. Come sarà certo più ampia quella di uno Gerarchia che si occupa di tutto ciò che è movimento – da quello dei sensi umani fino a quello dei pianeti e delle galassie – rispetto ad una Gerarchia che si occupa delle questioni dei popoli.
L’Anima umana deve risalire tutti questi gradini. Quando avrà raggiunto tutti questi livelli di coscienza, li potrà trascendere e superare divenendo Decima Gerarchia, la più elevata di tutte e che ‘siederà accanto al Padre (la Trinità) potendo essere con Esso, co-creatore.
La vita umana esiste unicamente per questa ragione ed ogni anima che accompagna un spirito in una incarnazione in un corpo fisico, deve fare un percorso per arrivare a risalire tutta la scala di coscienza che ora possiamo solo intercettare con lo studio delle Scienze dello Spirito.
Nei millenni, l’evoluzione umana è stata guidata esclusivamente con questo intento. Fino al Mistero del Golgotha è stata guidata in maniera ‘controllata’ dal Mondo dello Spirito e senza che l’essere umano avesse alcun margine di Libertà. Dopo il Mistero del Golgotha, l’uomo ha ricevuto la possibilità di fare questo percorso di risalita in autonomia, coscienza e libertà. Quelli che vengono chiamati i percorsi di crescita Spirituale, pochi lo sanno anche quelli che vi si trovano a camminarci – hanno esattamente questo intento.
Dunque tutte le soteriologie, dallo Yoga all’antroposofia, hanno esattamente questo scopo. Ma questo scopo lo hanno anche i grandi poemi Epici. La Bhagavad Gita, come la Divina Commedia o il Faust si muovono su queste coordinate.
Si tratta di indicazioni pratiche su come ‘salvare l’anima’, ovvero aiutarla a risalire i vari gradi di Coscienza che la separano dal mondo dello Spirito, quello della Trinità.
Andando per esempio a leggere gli Yoga Sutra di Patanjali, testo base dello Yoga, non troveremo un manuale di Asana ma un manuale psicologico. Lo stesso se andiamo a leggere la Divina Commedia o la Bhagavad Gita.
Sostanzialmente nei secoli, alcun grandi uomini che possiamo chiamare ‘iniziati’ hanno aiutato gli esseri umani a rendersi conto della trappola, della caverna in cui vivevano, ed hanno tentato di indicare delle strade per uscirne.
Tutto ruota intorno al campo dell’anima che è il luogo o si svolge la partita. L’anima è quello strumento grazie al quale l’essere umano si accorge di ciò che vive dentro e fuori di lui. Con questo strumento l’uomo può percepire i movimenti interiori, quelli che chiamiamo sentimenti, emozioni, ma può anche percepire tutti gli oggetti e gli eventi del mondo esterno che poi vanno a determinare i movimenti del mondo interno (dunque sentimenti, emozioni, desideri, brame, impulsi, simpatie. antipatie, considerazioni, ipotesi, opinioni e via discorrendo).
Il problema è che lo strumento dell’anima essendo molto sensibile, molto reattivo, è soggetto anche ad infinite manipolazioni, condizionamenti, induzioni comportamentali eccetera. Difficilmente l’anima è infatti uno strumento obiettivo, impersonale, oggettivo. Normalmente l’anima è l’espressione di quanto la vita che ha vissuto ha determinato in lei. Questo fa sì che pur essendo uno strumento di coscienza, la sua coscienza possa essere accalappiata da innumerevoli rivoli che la tengono agganciata a livelli bassi di quella scala di coscienza di cui abbiamo parlato sopra. Questi rivoli sono delle vere e proprie trappole che non fanno vedere all’anima le sue possibilità di migliorarsi. Per comprendere questo possiamo riferirci al mito della caverna di Platone.
Il mito racconta infatti di un uomo che viveva incatenato ad altri uomini all’interno di una caverna e che grazie ad una fonte luminosa dietro le sue spalle davanti alle quali si muovevano degli uomini, vedeva proiettata di fronte alla parete ombre di una vita che non era vera ma appunto un riflesso. Il prigioniero tuttavia pensava, ed insieme con lui anche tutti gli altri prigionieri, che la vita proiettata sul muro fosse quella vera. Un giorno riesce a liberarsi dalle catene e ad uscire dalla caverna. Una volta fuori scopre che la vera vita era al di fuori della caverna. Per tale ragione corre dagli altri uomini ancora prigionieri nella caverna tentando di risvegliarli, di informarli che la vera Vita non era lì e che quella che stavano vivendo era una un inganno. Gli altri uomini non gli credono ritenendolo folle. Nel mito si racconta anche che alcuni di essi tentarono di ucciderlo spaventati appunto dalla prospettiva di aver vissuto fino a quel momento una vita non vera preferendo rimanere a vivere una vita falsa piuttosto che mettere in discussione tutto quello che era stato fino a quel momento.
Un’anima che non riesca ad uscire dalla sua caverna, è un’anima che non riesce a risalire i livelli di coscienza a cui potrebbe ambire. Ma quali sono le ombre che si proiettano all’interno dell’anima umana e che le impediscono di uscire da se stessa e vedere la luce, quella stessa luce simbolizzata dalla uscita alla vera vita dell’uomo della caverna di Platone? Sono tutto ciò che chiamiamo emozioni, sensazioni, brame, istinti, impulsi, desideri, condizionamenti, attrazioni, simpatie, antipatie, predisposizioni, eccetera. I percorsi cosiddetti di crescita personale altro non fanno che lavorare su questo. Persona significa infatti maschera, ovvero qualcosa che nasconde una realtà al di sotto di lei, esattamente come nella caverna di Platone. Grazie a questi percorsi piano piano la maschera si toglie e viene fuori la vera essenza dell’essere umano che non è l’anima ma lo spirito. L’anima, la maschera, si ritrae e finalmente attore diventa lo spirito. Questo è il percorso narrato da Dante nella sua Divina Commedia ed è il percorso pratico esplicato da Patanjali all’interno degli Yoga Sutra. Ed è il percorso conoscitivo dell’antroposofia grazie al quale l’uomo può uscire dalla sua caverna.

Per tale ragione possiamo trovare una attinenza, una similitudine, un’analogia tra tutti questi percorsi di liberazione dell’anima, in essi possiamo trovare anche tutto il buddhismo. Ciò che cambia in questi percorsi è il punto nave Spazio-temporale in cui si sono manifestati. E questo fa la differenza poiché a seconda del momento spazio-temporale in cui queste soteriologie si sono manifestate all’umanità, contenevano strumenti adatti all’uomo dell’epoca nella quale si sono manifestati. Per tale ragione il Buddhismo ha dei limiti poiché si rivolge ad esseri umani che avevano il grado di coscienza che si poteva avere 2500 anni fa, sicuramente diverso da quello attuale. Lo stesso lo possiamo dire per quanto riguarda lo yoga anche se la lettura degli yoga sutra è un vero e proprio manuale dell’anima, un manuale di istruzioni che racconta le modalità espressive dell’anima e quelle per superare gli ostacoli che ne derivano. Del resto gli yoga sutra sono testi successivi al mistero del Golgotha pertanto l’essere umano era già stato dotato della possibilità di sviluppare un’anima cosciente.
Il viaggio di Dante Alighieri non è niente di più (senza nulla sminuire) che un raffinatissimo manuale delle debolezze dell’anima. All’interno di esso vi sono i racconti di ciò che l’anima patisce sia in vita che nel post mortem quando si adagia alla soddisfazione di ciò che l’anima chiede. Nell‘inferno Dante racconta le espressioni delle parti più basse dell’anima, nel Purgatorio racconta di un’anima che ha Individuato le sue pecche e tenta di superarle, nel Paradiso Dante racconta di un’anima che è finalmente riuscita ad ascendere alle regioni più alte del mondo astrale ed è pronta per entrare nel mondo dello spirito.

Rudolf Steiner sintetizza il viaggio di Dante in quello che racconta come le sette regioni del mondo astrale. Mettere insieme queste conoscenze può essere senz’altro di aiuto a quell’anima che voglia fare questo percorso di evoluzione di se stessa in vita o che voglia conoscere il suo destino nel post mortem e poi nelle sue vite successive incarnate. L’anima infatti che non riesce a fare questo percorso in vita o nel post mortem è costretta a ritornare in successiva incarnazioni durante le quali le verranno offerte molte opportunità per riuscire. È questa la ragione per la quale diventa ovvio il tema della reincarnazione. Mai in una sola vita sarebbe possibile riuscire a scalare tutti i livelli di coscienza delle gerarchie che attualmente sono superiori a quella umana. La vita sulla terra ha esclusivamente questo scopo

Ci tuffiamo dunque ora in una disamina della relazione tra le sette regioni del mondo astrale spiegate da Steiner in testi come teosofia e la Divina Commedia. Cominciamo col dire che il mondo astrale è suddiviso in regioni, vediamole.

Le Sette Regioni del Mondo Astrale

Il mondo astrale, secondo l’antroposofia, è il piano delle emozioni, dei desideri e delle immagini. Steiner lo divide in sette regioni – anche se non sono separate ma interagiscono tra di loro. Parte da una ‘più bassa’ (legata agli impulsi più egoistici e terreni) per arrivare ad una più alta (connessa alle aspirazioni spirituali superiori). Si tratta di gradi di evoluzione della coscienza.

Nelle prime tre Regioni le forme animiche acquistano le loro proprietà a seconda delle proporzioni che vi sono di antipatia e simpatia;
nella quarta Regione, la simpatia agisce nelle forme animiche stesse;
nelle tre superiori la forza della simpatia diventa ognora più libera: le sostanze animiche di queste regioni si spandono risplendenti e vivificanti attraverso l’intero spazio animico, risvegliando ciò che altrimenti si perderebbe nella propria esistenza egoistica
Dovrebbe essere superfluo, ma per maggior chiarezza rileviamo che le sette regioni del mondo animico non sono separate le une dalle altre.
Come il solido, il fluido e il gassoso s’interpenetrano nel mondo fisico, così la brama ardente, la sensibilità fluida e le forze del desiderio s’interpenetrano nel mondo animico.
E come nel mondo fisico il calore attraversa i corpi e la luce li irradia, così in quello animico agiscono piacere e dispiacere (calore ndr) e luce animica (luce ndr).
Lo stesso accade della forza animica attiva e della vita animica propriamente detta.“.
Rudolf Steiner

Vediamo queste sette regioni
1. Regione della brama ardente dove l’anti-patia è molto superiore alla sim-patia. La regione delle passioni grossolane (desideri materiali).
2. Regione della sensibilità fluida, dove sim-patia ed anti-patia si equivalgono La regione degli impulsi egoistici (ambizioni personali).
3. Regione dei desideri, dove la quota della sim-patia è maggiore dei quella della anti-patia
4. Regione di piacere e dispiacere (calore) dove non ce più anti-patia ma gradi diversi di sim-patia
5. Regione della luce animica. La regione degli ideali superiori (aspirazioni più elevate).
6. Regione della forza animica attiva. La regione della coscienza universale (compassione e amore universale).
7. Regione della vita animica. La regione della spiritualità pura (unione con il divino).

Il grado di coscienza delle gerarchie spirituali e dunque le gerarchie spirituali sono essenziali per guidare l’essere umano attraverso le sette regioni del mondo astrale (la vita dell’anima) – sia in vita che nel post mortem – aiutandolo a trasformare i suoi impulsi e desideri in forze spirituali, forze di coscienza superiori. Questo processo è fondamentale per l’evoluzione dell’anima e per il suo rapporto con il macrocosmo di cui essa è parte attiva.

Le gerarchie spirituali agiscono nel mondo astrale attraverso processi di guida e trasformazione atti alla sempre maggiore purificazione dell’anima stessa. Ecco come queste interazioni si sviluppano:
1. Purificazione delle regioni inferiori:
Le gerarchie della terza gerarchiaAngeli, Arcangeli e Archai -operano principalmente nelle regioni inferiori del mondo astrale, aiutando l’essere umano a trasformare le passioni egoistiche in emozioni più elevate.
2. Collegamento con le regioni superiori:
Le gerarchie della seconda gerarchiaDominazioni, Virtù, Potestà – operano principalmente nelle regioni medie del mondo astrale; ispirano l’uomo attraverso ideali elevati e sono attive nell’aiutare il passaggio dalle emozioni personali al sentire universale.
3. Visione cosmica nelle regioni più alte:
La prima gerarchiaSerafini, Cherubini, Troni – opera direttamente nelle regioni più elevate del mondo astrale, creando un ponte tra l’essere umano e le forze divine. Attraverso il loro intervento, l’uomo può accedere alla spiritualità avendo purificato l’anima.

Esiste una relazione simbolica e concettuale tra i gironi dell’Inferno, i canti del Purgatorio e le sfere celesti del Paradiso di Dante e il mondo astrale descritto dall’antroposofia. Anche se si tratta di visioni appartenenti a tradizioni culturali e spirituali diverse, entrambe rappresentano un viaggio attraverso differenti stati di dell’anima e dunque livelli di coscienza e consapevolezza, con implicazioni evolutive-spirituali.

Il Mondo Astrale nell’Antroposofia

Il mondo astrale, secondo Rudolf Steiner, è il luogo di trasformazione in vita e nel post mortem, dove l’anima lavora per purificarsi e progredire verso stati di coscienza superiori.

L’Inferno di Dante e le Regioni Inferiori del Mondo Astrale

I gironi dell’Inferno dantesco possono essere visti come una rappresentazione delle regioni inferiori del mondo astrale, quelle dominate da desideri materiali, passioni egoistiche e impulsi distruttivi. Ogni peccato descritto da Dante (lussuria, avarizia, ira, ecc.) corrisponde a stati dell’anima legati a queste regioni:

Regioni inferiori del mondo astrale: Le prime tre regioni (passioni grossolane, impulsi egoistici e ideali egocentrici) sono in sintonia con i gironi infernali, dove le anime sono intrappolate nelle conseguenze delle loro azioni e inclinazioni egoistiche.

L’Inferno, in questo senso, rappresenta lo stato dell’anima che non è ancora in grado di ascendere verso livelli superiori di coscienza. Potremmo dire il grado di evoluzione tipico dell’Anima Senziente che è il grado più basso di coscienza dell’anima. Quello più vicino al mondo animale. Nello yoga parleremmo dei primi due Chakra.

Il Purgatorio e la Trasformazione nel Mondo Astrale

Il Purgatorio di Dante corrisponde simbolicamente al processo di purificazione e trasformazione che l’anima attraversa nelle regioni medie del mondo astrale. Nel Purgatorio, le anime si sforzano di liberarsi dalle inclinazioni terrene per elevarsi verso Dio, così come nel mondo astrale l’anima lavora per sublimare i propri desideri e impulsi.

Regioni di trasformazione: Le regioni della simpatia e antipatia (quarta regione) e degli ideali superiori (quinta regione) rappresentano il cammino verso un maggiore equilibrio emotivo e un senso di responsabilità spirituale, simile al percorso di espiazione e pentimento descritto da

4. Il Paradiso e le Regioni Superiori del Mondo Astrale

Le sfere celesti del Paradiso di Dante trovano corrispondenza nelle regioni superiori del mondo astrale e nei livelli spirituali descritti dall’antroposofia. In questa fase, l’anima si connette con le gerarchie spirituali e con le forze divine, raggiungendo stati di beatitudine e unione con il cosmo.

Regioni superiori del mondo astrale: Le ultime due regioni (coscienza universale e spiritualità pura) sono simili alle sfere del Paradiso, in cui le anime entrano in armonia con il divino e partecipano alla visione della verità eterna.

5. Simbolismo Comune: Un Percorso Evolutivo

Sia Dante che Steiner descrivono un viaggio evolutivo:

Inferno/Mondo astrale inferiore: Lo stato iniziale dell’anima, intrappolata nelle passioni terrene.

Purgatorio/Trasformazione astrale: La fase di purificazione e crescita interiore.

Paradiso/Spiritualità superiore: L’aspirazione finale dell’anima, unita al divino.

Entrambi i sistemi sottolineano che il percorso spirituale è un processo di graduale trasformazione, in cui l’essere umano supera i suoi limiti egoistici per raggiungere stati superiori di consapevolezza.

Conclusione

Le opere di Dante e l’antroposofia condividono una visione dell’evoluzione spirituale dell’anima come un viaggio attraverso diversi stati di coscienza. Pur con differenze culturali e simboliche, entrambe le tradizioni illustrano il passaggio dell’anima dalle tenebre alla luce, con un parallelismo evidente tra i gironi dell’Inferno, le cornici del Purgatorio, le sfere del Paradiso e le regioni del mondo astrale. Questo legame rende possibile interpretare la “Divina Commedia” anche in chiave antroposofica, come una guida al risveglio e all’ascesa spirituale.

IoArgentoVivo

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