Venire al mondo non è un caso; è un atto volontario di un essere spirituale che si incarna.
Un’Essere Spirituale sceglie di “farsi corpo”, scendere nella materia terrestre per sperimentare la vita e portare in essa evoluzione. E questo lo fa attraverso la propria evoluzione che avviene grazie alla propria esperienza di vita.
L’essere spirituale soprattutto nella prima infanzia oscilla continuamente tra il desiderio di essere presente sulla terra e la nostalgia del luogo spirituale da cui proviene e, ripone le più grandi speranze, il più elevato gesto di fiducia che nel suo periodo di infanzia genitori ed educatori possano, imparino, sappiano sperimentare profondamente dentro di sé l’atto di fiducia che il bambino compie venendo al mondo e mettendosi loro nostre man affinché venga accompagnato alla manifestazione dei suoi progetti incarnatosi pre natali.
La devozione come modalità di accoglienza dell’umano che arriva, è condizione necessaria grazie alla quale il bambino potrà avere uno sviluppo armonico.
Devozione e gratitudine sono i sentimenti che devono vivere negli educatori – genitori o maestri – per essere stati scelti dal bambino-essere spirituale. Se riuscissimo a salutare positivamente e con questa attitudine la nascita del bambino e la sua presenza qui, lo aiuteremmo nel suo percorso di incarnazione, nel suo cammino terrestre.
Certo, sperare che tale atteggiamento sia mantenuto costantemente non è realistico; attualmente ma forse anche nei tempi passati, la vita quotidiana tende a far sparire questa atmosfera.
Ma certo possiamo lavorare su noi stessi per far vivere e dare sempre più vigore a questo atteggiamento verso i bimbi, i ragazzi, i giovani con cui abbiamo l’onore di relazionarci. Basterebbe, tanto per cominciare, fermarci e ritualizzare questa attitudine nell’arco della giornata. Per esempio al mattino, che è il momento della giornata più importante in quanto ogni giorno è come una nuova nascita per il bambino (ed anche per noi) egli “deve sentire che vuole continuare a stare qui” e rinnovarci la sua fiducia.
Pedagogia pratica. Come strutturare l’accoglienza del bambino nel primo settennio?
Dare il benvenuto.
Non esistono ricette, non esistono manuali, esiste solo il “dare il benvenuto” in uno stato di completa devozione.
Se dentro di se non si da il benvenuto al bambino, ogni azione sarà innaturale, artefatta, fasulla ed il bambino lo sentirà.
Dare il benvenuto dentro di sé, sarà la base dalla quale scaturirà tutto il resto. E questo si vedrà nell’atmosfera che porteremo che sarà tangibilmente leggiadra, soave, delicata, giocosa, piena di amore, conforto, altruismo, abnegazione. Questo farà sentire il bambino “il ben venuto“.
Si sentirà visto, riconosciuto, apprezzato.
E tutto questo si manifesterà senza alcuna ricetta, nella nostra cura dei gesti, degli sguardi, del tono della voce…
L’infanzia è l’età dell’essere accolti ed è nei piccoli gesti che scaturiscono dal profondo sentimento di “ben venuto” e dunque di devozione, che si accoglie il bambino e come bambino ci si sente accolti.
1. Accompagnare il bambino con amore
Qualcuno ha detto “l’amore è un’arte”.
AMORE significa ATTENZIONE.
l’ATTENZIONE.
Lavoriamo nel quotidiano su questa facoltà.
Portiamo attenzione, concentrazione, cura, presenza alle cose ed ai gesti che facciamo, anche i più banali e poi facciamo lo stesso con le persone che abbiamo intorno e dunque con i bambini.
Questa è la chiave segreta per accedere alle stanze dell’Amore.
2. Lasciargli fare la sua strada nella libertà
Rudolf Steiner dice “lasciare che il bambino vada libero verso il mondo è importante già dal primo giorno di vita del bambino”.
Quindi l’importanza del legame ma anche l’importanza che il bambino abbia la sicurezza di poter sciogliere il legame.
Lasciare da subito la libertà al bambino di sperimentare e creare la sua autonomia.
La libertà è un bene prezioso
che cresce tanto più se ne fa uso
e quando non viene usato si atrofizza.
Abbiamo dunque il compito di aiutare i bambini a sviluppare e poi adoperare al meglio la propria libertà. È dunque molto importante riflettere e poi adoperarsi su come creare spazi, ambiti in cui il bambino possa svilupparsi liberamente e come sia possibile accompagnare e sostenere l’anelito del bambino verso la libertà.
“Tu devi provare devozione per lo spirito del bambino affinché tu non metta in pericolo la libertà del bambino proprio nel periodo di vita quando la libertà regna nelle forze di crescita organiche del bambino.”
Libertà del bambino è innanzitutto libertà che egli possa affermare il suo corpo in uno sviluppo sano e dunque armonioso.
La forza che nello sviluppo del bambino consente l’esperienza interiore della libertà opera nella corporeità in modo tale che, al di là della corporeità stessa, possa essere vissuta la libertà.
Ciò che guida nel primo anno il processo della stazione eretta è un anelito caratterizzato da due aspetti: anelito alla libertà / anelito di poter guardare l’altro faccia a faccia.
Lo sviluppo del corpo non può essere spiegato solo su una base genetica e biologica come la scienza attuale propone. E’ vero, il corpo in “dotazione” a ciascun essere spirituale è un modello che viene “consegnato” dalla corrente ereditaria del padre e della madre. Ma, a partire dal “corpo modello” ricevuto inizialmente, esso verrà “adattato” all’individuo e dall’individuo, dalla nascita e sino al 7° anno, al suo progetto incarnatorio.
Se le persone si identificano con il loro corpo come la società spinge a fare, gli uomini sentono sempre di più una discrepanza tra corpo e anima, tra corpo e suggestioni dell’interiorità. Il sentimento di avere un corpo che non ci appartiene è molto diffuso ai nostri giorn ed una manifestazione di questo sentimento è spesso legata ai comportamenti ed aidisturbi alimentari.
Ci sono dei passaggi nell’età evolutiva in cui viene sviluppata l’identificazione con il proprio corpo. Per esempio un bambino che spicca un salto non è semplicemente un gesto atletico. Affinché il bambino come essere spirituale incarnato possa arrivare a compiere quel movimento, avvengono sicuramente processi fisici come ad ad esempio la regolazione della respirazione, della circolazione del sangue che nutre i muscoli etc.. ad essere a fondamento del gesto ma dietro c’è un anelito che guida dall’interno l’evoluzione dell’essere umano e dunque anche gesti semplici come un salto… Processi fisici guidati dallo spirito ma influenzati dall’interazione con le relazioni del contesto (famiglia).
Su questo, poco ci si sofferma, per cui la tendenza è quella di pensare che se faccio un salto, tutto è racchiuso nel me stesso che si esplica nel corpo che fa il salto senza cercare i motivi spirituali evolutivi. ecco che tra l’individuo ed il corpo nasce una identità materialistica funzionale.
Individuo è corpo, corpo è individuo. Poi basta.
Mentre il corpo è strumento degli aneliti dello Spirito. Aneliti che l’individuo può realizzare grazie al ponte offerto dall’Anima.
E’ dunque molto importante sostenere la mamma e la nuova famiglia al compito cosmico che devono andare a ricoprire.
Si deve uscire dallo sguardo materialistico, funzionale, E occorre avere attenzione molta, moltissima, ai primi tre anni di vita del bambino perché è il momento, ilpassaggio fondamentale in cui il bambino si radica definitivamente sulla Terra e comincia a parlare di sé, comincia a dire “io sono” ed inizia a “raccontare” la sua storia…
Questa forza che gli fa dire per tutta la vita “io sono” è la stessa che gli fa conquistare la posizione eretta, simbolo fisico della presenza volontaria ed affermativa, affermazione della propria volontà di essere umano.
A tre anni il bambino diventa pienamente consapevole di esserci, diventa della sua presenza.
A questo è legato il processo di maturazione dei sensi che vedremo in altre parti di questo sito.