«Autorità» deriva da auctoritas, che è l’astratto di auctor.
Sono termini della lingua latina che rinviano al verbo augeo, il quale nel latino classico significa accrescere. Emile Benveniste mostra inoltre come augeo in origine non significasse l’aumentare, l’ingrandire quello che già c’è, ma l’atto di porre in essere ciò che prima non c’era.
Leggiamo spesso, ci sentiamo dire che per il secondo settennio Steiner sottolinea che nei confronti del bambino è importante esercitare un’amorevole autorità.
Ma cosa intende per autorità? Beh, leggendo l’etimo e conoscendo la Pedagogia Waldorf, Steiner non intendeva certo il concetto comune di esercizio di potere quanto piuttosto lasciar libero il bambino di seguire il lavoro dell’educatore affinché il bambino senta il legame con quell’adulto come tramite per accrescere ciò che in lui già c’è – e-ducere – o ponga in essere in lui ciò che prima non c’era, cioè la trasmissione di contenuti.
Per il primo settennio, invece, Steiner non contempla neanche questo. Rudolf Steiner diceva: “L’educazione non può che portare ad esiti infausti”, ciò che si intende infatti nel senso comune con il concetto di educazione è travisato.
Steiner suggerisce delle linee per il futuro dell’educazione.
Attualmente, ma anche nel passato, l’educazione tende a fissare limiti. Ma imporre dei limiti non ha niente a che fare con l’educazione. Quando cerchiamo di dare forma al bambino dall’esterno non stiamo facendo educazione.
Allo stato attuale molti “educatori” sono seriamente convinti che sia necessario esercitare un potere finanche forme di violenza per relazionarsi con i bambini.
È il nostro gravissimo limite evolutivo attuale perché siamo ancora analfabeti sul tema educativo. E’ necessario imparare a distinguere l’attività pedagogica come guida verso e per il bambino dall’esercizio del potere.
Steiner indica delle massime da portare sempre dentro di sé e su cui meditare continuamente:
- accogliere il bambino in uno stato di devozione
- accompagnare il bambino con amore
- lasciargli fare la sua strada nella libertà
Queste tre attitudini, questi tre atteggiamenti interiori, valgono dall’infanzia fino all’età della maturità ed hanno un valore globale.
Non si tratta di comportamenti esteriori presi dal manuale del bravo educatore ed applicati, ma di un lavoro infaticabile e continuo su se stessi tramite percorsi di conoscenza, meditazione, retrospettiva, ascolto, apertura, confronto, esercizi iniziatici, il tutto atto a sviluppare un vivente atteggiamento interiore di libertà reciproca tra adulto e bambino che generi una sana relazione con i bambini.
Il bambino non può essere “educato” perché è egli stesso che e-duce sé stesso.
Noi siamo uno strumento atto ad aiutare quel nucleo spirituale a portare a manifestazione, edurre, sé stesso nella sua vita per compiere il proprio progetto incarnatorio come parte attiva dello Spirito e del progetto Cosmico.