Gli Organi
Nei primi anni di vita, le forze e le espressioni dei corpi animico e spirituale sono strettamente collegate ai processi degli organi. Ciò significa che la percezione dal mondo esteriore risuona nel bambino in tutti i suoi processi vitali e fin dentro il respiro. Questo intende Rudolf Steiner quando dice che un bambino è un ‘organo di senso‘.
Il Dottore ci dice che nell’adulto la vita dell’anima è autonoma mentre quando al bambino arriva da fuori qualcosa essa si riverbera all’interno e si mostra poi come comportamento ma dovremo domandarcii “quale sia l’organo coinvolto”.
Dunque nei bimbi non è sufficiente fermarsi all’osservazione del comportamento come faremmo con un adulto, perché la vita dell’anima in un bambino è invece ancora strettamente collegata alla vita organica, cioè a ciò che accade negli organi. Pertanto non è possibile dividere la vita del comportamento dalla vita dei processi di organo.
E’ dunque assolutamente inutile con un bambino e fino alla preadolescenza, fare dei colloqui psicologici sperando di intervenire direttamente sulla psiche e dunque sul comportamento perché la vita dell’anima è collegata agli organi e se gli organi hanno degli squilibri, la vita dell’anima e dunque il comportamento, ne sarà ‘inconsapevole‘ espressione.
Quando si pensa che, come psicologo o come educatore, sia sufficiente chiedere al bambino di raccontare il proprio vissuto interiore (paure, rabbie, ansie, disagi etc) come si fa con gli adulti, si commette un grande errore. Per un bambino non sarà possibile portare a coscienza i vissuti interiori e fare un lavoro di astrazione per intervenire sulla vita dell’anima (psiche); anche se lui le dovesse raccontare i suoi vissuti, essendo questa sfera collegata alla sua vita organica ed essendo la vita organica in una dimensione di coscienza dormiente a nulla servirà questa modalità di indagine.
Con il bambino si avrà possibilità di azione solo nella sfera della volontà cioè, in sostanza, “nel fare, nell’agire con lui”. Si parte dall’azione per risalire al processo di organo: lo squilibrio viene ‘lavorato’ da un’altra angolazione. Oggi, molti psicologi anche non antroposofi hanno compreso questo e lo mettono in pratica con i bambini.
Perché diciamo che la vita animica vive negli organi quando il bambino è piccolo?
Attraverso una poderosa discesa dal Mondo dello Spirito un Nucleo Spirituale va ad abitare un corpo al fine di esprimere il suo progetto incarnatorio. In questa discesa il corpo viene compenetrato di forze individuali animico-spirituali fino agli arti ed ad ogni più piccolo pertugio. Questa compenetrazione dovrebbe avvenire ad immagine di quelle forze, ma non è affatto scontato che avverrà o che avverrà integralmente e senza intoppi. Per certi bambini per varie ragioni, il corpo è un ostacolo, ed allora compenetrare il corpo, non è semplice. Questo ha degli effetti nel comportamento. Può accadere ad esempio che un bambino invitato a fare qualcosa abbia delle difficoltà a fare quanto chiesto.
Semplificando spesso si dice, anche nelle scuole Waldorf, di esser di fronte a bambini con poca volontà. Piuttosto una difficoltà a compiere quanto richiesto può più probabilmente significare che la fatica è nella compenetrazione del corpo. Ciò significa che siamo di fronte a bambini così poco incarnati in quel corpo che per fare quanto richiesto, devono raccogliere forze che sono non di immediata disponibilità. Si tratta di bambini che devono partire da molto più lontano degli altri che invece hanno compenetrato il loro corpo senza particolari ostacoli.
Certo, ci sono anche bambini che hanno semplicemente delle difficoltà a mettere in moto le forze della volontà, ma molto più spesso i bambini di oggi fanno una grande fatica a compenetrare il corpo, a sentirlo, a sentirsi, a coordinarsi, ad esserci; e quello che viene bollato come poca volontà è l’esatto contrario: uno sforzo enorme.
Allora la domanda che dobbiamo farci di fronte ad una “difficoltà (apparente) di volontà” è: quale organo è convolto?
Occuparsi dei difetti della volontà collegati all’organo, è compito dell’educatore. Questa è la sfera di movimento di pedagogisti, educatori ed insegnanti.
Dice R. Steiner: “I difetti di pensiero cioè le difficoltà reali nel pensiero (si riferisce alle rappresentazioni che non si riescono a dirigere con il proprio pensiero, o alle rappresentazioni illusorie), sono molto rari e sono materia medica.”
Quando ci troviamo, quindi, in una situazione del genere, si chiami un medico.
Ma spesso quelli che noi collochiamo tra i difetti di pensiero – per esempio bambini che pensano molto velocemente o invece molto lentamente o/e sembrano non capire e vengono etichettati come aventi disturbi cognitivi -, possono invece parlarci di difficoltà di organo. L’organo si manifesta nella sfera della volontà.
La difficoltà nel mettere insieme un pensiero dopo l’altro allora vede la sua causa connessa alla compenetrazione dell’organo.
Anche difficoltà a mettere insieme i gesti necessari per riuscire ad arrivare a fare una certa cosa – che si riscontrano nell’orientamento spazio-temporale, nel coordinarsi, nelle sequenze degli arti – sono in realtà lo specchio di una difficoltà della sfera del volere come proveniente dall’ambito organico. Spesso, la medesima cosa si riscontra nella sfera del pensiero, ma il “difetto” non è li…
Atalanta Proposito R.Steiner parla nella I conferenza del Corso di Pedagogia Curativa, di un ragazzo che vuole prendere il tram ma non riesce.
Il ragazzo ha la precisa intenzione di fare una cosa ma non riesce. Steiner allora ci parla di ostacolo rappresentato dall’organo fegato e cioè di quell’organo che ci da la possibilità, se il suo processo è armonico, di realizzare ciò che ci siamo proposti.
Bisogna chiarire che quando parliamo di organo non ci riferiamo semplicemente all’organo fisico, ma alla qualità che quell’organo porta all’interno del corpo rispetto alla sua funzione. Quella qualità rispecchierà le sue carenze o i suoi eccessi nell’agire del corpo.
Le polarità
All’inizio della III del Corso conferenza Steiner ci dice che è necessario conoscere cosa c’è alla base della malattia.
E cosa c’è a monte della malattia? Qui entra in ballo il tema della costituzione dell’Essere Umano. L’uomo non è fatto solamente dal suo corpo fisico ma a costituirlo occorrono anche altri tre corpi o meglio dire “campi” di forze. Questo campi sono rappresentati dalle Forze Eteriche (chiamate Corpo Eterico) dalle Forze dell’Interiorità, chiamate Anima e dalle Forze dell’IO chiamate Spirito. A seconda di come questi corpi che sono costitutivi vanno ad abitare il corpo fisico-eterico ereditario, si possono avere differenti manifestazioni sul piano della realtà di quello che potrebbe essere uno stesso individuo. È sulla base di questa ‘mescolanza’ che possono nascere quelle che R.Steiner chiama polarità. Tutti noi per ragioni karmiche, ma non solo, ci ritroviamo a dover gestire delle polarità, che normalmente non sono vere e proprie malattie ma modi di abitazione dei corpi superiori nel corpo fisico-eterico. Quando queste modalità di abitare il corpo fisico e la sua parte eterica ereditaria, divengono complessi, le polarità si esacerbano dando origine a delle sintomatologie che vengono rappresentate con nomi di ‘malatttie’.
Ma quando nella III e IV conferenza Steiner parla di epilessia e isteria, non intende le malattie nell’accezione freudiana.
Per Epilessia Steiner si riferisce ad una caratteristica ove tra i corpi prevale un elemento di DENSITA’.
Mentre per Isteria Steiner si riferisce ad una caratteristica ove tra i corpi prevale un elemento di TRASPARENZA.
Densità o trasparenza sono terminologie riferite dunque alla modalità di incontro che avviene tra l’elemento individuale-animico-spirituale ed il corpo fisico che lo ospita sulla Terra. Incontro che avviene dalla fecondazione in poi.
Potremmo dire come cioè l’Io e l’Astrale si collegano con il Fisico-Eterico ed a cascata dunque con i loro organi.
Per questa ragione la domanda che ci si fa sempre di fronte ad un disagio è riferita a quale organo sia coinvolto. Questo collegamento che avviene per la prima volta al concepimento, continuerà ad avvenire durante tutta la vita dell’individuo.
Infatti i 4 corpi costitutivi non sono sempre connessi tra di loro. Durante lo stato di veglia, tendenzialmente si, ma all’addormentamento si separano in due coppie: Fisico-Eterico e Astrale-Spirituale che possiamo anche chiamare Anima-IO. Nel nel passaggio dalla veglia al sonno, tutti sono concordi nel dire che perdiamo la coscienza, che la coscienza, lo stato di coscienza della veglia, si spegne. In quel momento è accaduto che il piano animico-spirituale si solleva, si stacca dal corpo fisico-eterico il quale perde appunto conoscenza. Il motivo per cui questo avviene è che i due campi di forze – animico e spirituale – vanno a rigenerarsi nella loro sfera di provenienza, il mondo dello spirito che è la loro vera casa. Tornando li, re-incontrano gli ambienti cosmici ove risiedono le Gerarchie Spirituali e con esse viene rivisitata tutta la giornata trascorsa nel corpo fisico-eterico nel piano della materia. Grazie a questo confronto, in qualche modo si ridesta il progetto incarnatorio di quel Nucleo Spirituale ed al risveglio vengono portate forze nuove, forze sopite dalla vita aggressiva della diurnità. Tali forze sono sempre una scintilla di speranza verso il raggiungimento del vero SÈ e del suo senso nella vita materiale.
Al mattino, al risveglio dunque, l’Io e l’Astrale (spirituale – animico) si ricollegano al corpo fisico-eterico e torniamo a re-indossare noi stessi in una coscienza di veglia. Quindi al mattino ogni volta avviene, anche se in misura meno eclatante, ciò che è avvenuto dal concepimento in poi. I 4 corpi si riallacciano tra di loro. Ed è qui che possono avvenire degli inconvenienti. Come avviene infatti questo ri-collegamento? Potremmo immaginare he vi siano dei ponti grazie ai quali le due coppie di corpi si re-incontrano.
- Primo ponte: l’Io si collega al corpo fisico
- Secondo ponte: l’Astrale si collega alle forze Eteriche tramite il nostro respiro
Al risveglio, qualcuno si scollega con grande facilità. Sono quelle persone che non hanno bisogno della sveglia e che appena svegli sono immediatamente pronte ad agire nel mondo. Per queste persone, l’Io trova poca resistenza an entrare nel corpo è molto collegato con la periferia e sente subito quello che accade nella periferia stessa. Questa caratteristica portata all’estremo diventa Isteria ovvero trasparenza nell’incontro dell’IO col corpo fisico.
Per altri invece, anche se percepiscono cosa avviene nella periferia (per esempio il suono della sveglia), anche solo articolare un movimento e compenetrare la punta delle dita per spegnerla, è complicato. L’Io è come se dovesse attraversare una certa densità o resistenza per collegarsi al mondo esterno. Questa caratteristica portata all’estremo diventa Epilessia ovvero densità nell’incontro dell’IO col corpo fisico per l’IO.
Tutti noi viviamo in questa polarità: c’è chi ha una tendenza verso una certa densità, verso un gesto di una certa struttura o potremmo dire centro/punto e c’è chi invece è totalmente aperto a quello che arriva dal mondo periferia/cerchio -, lo affronta con entusiasmo e curiosità talvolta perdendosi in esso. Le polarità, per noi, come per i bambini, non sono mai univoche: ci sono delle situazioni in cui agiamo con un tipo di costituzione e altre in cui ne abbiamo un’altra.
Quando parliamo di costituzione, ci riferiamo allora a questi due ponti: sostanzialmente a come il nucleo animico/spirituale – Io e Astrale -, si collegano rispettivamente al corpo Fisico e quello Eterico. Nello specifico a
come l’Io riesce a individualizzare la materia e
come l’Anima riesce a poggiare sulle nostre forze vitali.
Questo vale in ogni momento della nostra giornata e della nostra vita. Facciamo un esercizio: osserviamoci nelle varie situazioni, e cerchiamo di capire ‘dove siamo’, come stiamo abitando in quel momento la nostra costituzione.
In un momento della nostra vita o giornata o situazione, siamo ancorati a quello che è stato deciso e fatichiamo ad integrare diversivi, cambiamenti? Sentiremo sicuramente di dover superare una certa densità.
Oppure in quelle stesse situazioni siamo più aperti, leggeri fino ad arrivare magari a percepirci senza strutture? Sentiremo sicuramente di dover superare o meglio riacciuffare una certa trasparenza.
Per dirla con esempio: siamo al supermercato. Facciamo la spesa guardandoci intorno ed in base a ciò che vediamo stelleremo cosa acquistare, oppure prima di arrivare abbiamo fatto una meticolosa lista, non ci guardiamo affatto attorno, andiamo diretti agli scaffali senza lasciarci attrarre da nulla?
Nel primo caso siamo molto collegati con la periferia – TRASPARENZA – nel secondo vaso siamo molto collegati con il centro, DENSITÀ. Ovviamente esistono anche e soprattutto le mezze misure, un equilibrio…
L’Io individualizza gli elementi
Dice Steiner che l’Io individualizza la Materia attuando una connessione diretta, con il mondo esterno. Cosa vuol dire?
Se prendiamo in braccio una persona ne sentiremo il peso, diciamo che il motivo è che la forza di gravità lo attira a terra, come tutti i pesi e dunque se priviamo a sollevarlo faremo una certa fatica. Perché invece noi la mattina quando ci alziamo pur avendo lo stesso peso di chi volevamo prendere in braccio con graandi difficoltà, non abbiamo le stesse difficoltà e non ricadiamo su noi stessi? E portiamo a zonzo questo corpo per tutto il giorno senza particolari difficoltà? Eppure, pesiamo…
A prescindere dalla fatica che ci costa compenetrare il fisico-eterico al risveglio, ci riportiamo comunque nella verticale. Perché non sentiamo il peso del corpo tanto da collassare su noi stessi? Perché l’Io si collega alla forza di gravità e la individualizza. La forza dell’Io è calore ed entusiasmo. E questo si può sperimentare: possiamo essere stanchissimi per via di una giornata impegnativa ma poi un amico ci chiama per offrirci una bella serata. D’improvvido ogni stanchezza scompare ed in poco tempo siamo pronti e pimpanti.
Cosa è successo? L’Io ha vinto il peso che prevaleva e si manifestava nella stanchezza. Le forze eteriche non riuscivano più a fare il loro lavoro ma l’IO ha bypassato l’ostacolo e se ne è fatto artefice. Questo perché la Forza dell’IO va oltre quella fisica ed Astrale e può, se ne ha motivo, collegare, compenetrare, governare gli Elementi – calore, aria, acqua, terra – e individualizzarli.
Ma ci sono situazioni in cui questo non è viene e gli Elementi prevalgono sull’Io.
Quando l’Io non individualizza gli elementi
In uno stato di salute, non abbiamo una percezione dei liquidi che compongono il nostro corpo. Questo avviene perché l’Io, individualizza i nostri liquidi. Può accadere che qualcuno su una nave, soffra di mal di mare. Cosa sta accadendo? Accade che vi è una percezione e dunque una individualizzazione anomala dell’elemento liquido. L’elemento sta predominando sull’Io e l’Io non riesce ad individualizzarlo come dovrebbe.
L’Io normalmente individualizza l’acqua collegandosi direttamente all’elemento archetipico Acqua, ma in certi casi è l’elemento Acqua a vincere sull’Io e così accade che si ‘percepiscono i liquidi’ quando non si dovrebbero percepire.
Un caso simile è quello delle vertigini. La vertigine da una sensazione di perdita dell’equilibrio; dove si svolge l’equilibrio? Nel contatto con la terra. Ciò significa che nel caso delle vertigini l’elemento Terra vince sull’Io. Esso non riesce ad afferrarlo e “domarlo”.
Pensiamo ancora ai momenti di smarrimento o quando ci sentiamo assenti. In tali momenti vi è uno scollegamento dal contesto che si sta vivendo seguito da un ritorno – presenza discontinua -; ebbene possiamo collegare questo fenomeno ad un Io che fatica a individualizzare l’elemento Aria. Per esempio un intestino che sia pieno di aria può dare una sensazione di smarrimento.
Ed il calore? Molte donne sono sempre fredde, non riescono a tenere il calore. Ecco ciò può voler dire che ci sia una difficoltà ad individualizzare il Calore dentro di sé. Ma non basta, essendo il Calore espressione dell’IO possiamo arrivare ad ipotizzare che vi sia una difficoltà dell’Io a individualizzare sé stesso.
Basta fare dei blandi esercizi di concentrazione sul respiro ed il calore immediatamente torna. Questo ci dice che il respiro è espressione di come sta l’individualità. Non a caso le modalità con cui respiriamo ci indicano lo stato in cui versa la nostra psiche.