I veri danni di “coviddi”

Un piccola premessa sui tre settenni dell’età evolutiva.
Nel primo settennio – 0/7 anni – il bambino (che è come dice Steiner tutto un organo di senso), vive sommerso, pervaso, dalla percezione del mondo esterno tanto da non potersene difendere ed avere una assoluta necessità di protezione da parte dell’adulto.

Nel secondo settennio – 7/14 – invece, accade un rovesciamento.

Potremmo dire che nel primo settennio nel bambino vive un gesto di “antipatia” e nel secondo un gesto di “simpatia“.
Il bambino del secondo settennio si apre al mondo.
Il mondo è bello per lui e vuole scoprirlo ma non ha ancora la maturità per viverlo con gesti di volontà, con azione vera e propria, ed allora il bambino vive nella immaginazione di “ciò che potrebbe essere“. Per questo, in questa età, è molto facile raccontare loro delle storie fantastiche o vedere loro stessi che lo fanno.
Una sorta di “vita parallela“, dove vanno a vivere nell’immaginazione ciò che ancora non possono fare grazie alla volontà.
E’ il tema dell’attivazione del corpo eterico, che fino al primo settennio era deputato allo svolgimento delle attività di accrescimento del corpo fisico e nel secondo settennio, terminato il suo compito col corpo fisico, ha margine di movimento nella sfera della vita fuori dal corpo.
L’eterico vitalizza l’ambiente ed il bambino si innalza nell’entusiasmo.

Nel terzo settennio avviene una cesura. Non c’è più ne l’uno ne l’altro vissuto.
Il ragazzo ora non solo è attratto dal mondo esterno ma ha le forze per agirvi.
Forze che però sono incipienti e che non si padroneggiano. E’ un momento di rodaggio. E non è affatto scontato il risultato.
Può accadere che ci si senta attratti da questo “nuovo mondo del possibile”, ma non si abbia la struttura per immergercivisi.
Ed è li, un questo ambito della mancanza di struttura, che nel ragazzo possono aprirsi due strade. Quella del dubbio e della vergogna.

Dubbio di non essere all’altezza, dubbio sul senso delle cose, dubbio addirittura sul senso della vita.
Vergogna per quel non essere all’altezza, vergogna per il timore del giudizio.

Il calore

L’Io è relazione, è calore. L’Io è, quando diventa. L’io non è, diviene. E diventa quando entra in relazione con l’altro.
Le forze del calore, del coraggio, del cuore e dunque le forze dell’Io sono forze sociali.

Come si trasforma la vergogna nell’adolescente? Grazie all’anelito. L’anelito può essere liberato, librato, solo dall’Io.
La nascita di un anelito mosso dall’Io è la chiave per superare la vergogna, il timore di non essere all’altezza.
E cosa muove il più alto anelito? Il più grande calore.
Più c’è calore, più l’Io può avere mete, obiettivi, aneliti.
L’io vive nel calore ed il calore è vivente nel sangue ed il sangue è motore e mosso del cuore.
Cosa è il calore? E’ quell’inspiegabile non so che, che quando arriva, alza qualsiasi individuo dalla sedia e lo porta ad agire, a fare.

E dal dubbio? Come se ne esce? Con la conoscenza. Ricordate il dubbio di Cartesio?

Cosa accade con coviddi

Viviamo e vivevamo in una epoca in cui siamo spesso sollecitati a fare i conti con l’angoscia: da punto di vista economico, professionale, sociale, della salute, solitudine, ed i media che terrorizzano.Tutte cause di angoscia.
Due le strade possibili davanti all’angoscia:

1. Il riconoscimento dell’umanità.
L’angoscia accresce i senso della vita e ci rendiamo conto della sua preziosità. Questo porta calore sociale.

2. Si salvi chi può.
L’angoscia prende il sopravvento, l’altro è la morte o comunque un pericolo ed allora: si salvi chi può.
Questa seconda possibilità porta al freddo, al gelo sociale.

Nella nostra epoca (ma forse nessuna epoca è esente), il calore sociale non ha mai goduto di grande salute ma, in particolar modo in questo inaspettato momento storico, il fenomeno coviddi ha ulteriormente minato il già fragile calore sociale.
Mascherine, distanziamento, chiusura di luoghi di aggregazione, paura (indotta) verso l’altro, mancanza di prospettive, caduta di tutte le certezze, dei riferimenti, delle consuetudini. E poi incertezza economica, lavorativa, progettuale, la rimodulazione sociale, il cambiamento psicologico sono tutti fattori che hanno fatto precipitare tutti i paradigmi relazionali se pur anche prima non fossero la perfezione. Sono addirittura spesso saltati anche i modelli relazionali tra familiari.

Ed allora?

Come vivere l’età evolutiva in questo quadro?
Come vivere l’adolescenza in questo quadro?
Gridare al disastro o sviluppare forze nuove?

Non sarà che alcuni paradigmi erano davvero arrivati al capolinea?
Non sarà che alcuni paradigmi stavano diventando pericolosi per l’umano?
Non sarà che una adolescenza sintonizzata sul consumo, sul livellamento delle coscienze, sull’abbassamento dei valori, lo svilimento della privacy, quello dello svilimento del rispetto della propria sfera di sentimento al grido di “siamo tutti una grande famiglia (ma nessuno si assomiglia)” forse aveva bisogno di un risveglio?

Sicuramente queste domande meritano riflessioni approfondite e che in questo sito faremo. Ora però la cosa più lampante è accorgerci che questa situazione ha minato ulteriormente il calore sociale.

Quale è allora intanto il nostro compito?
Creare, portare, vivere e far vivere, calore sociale, ovunque. Nelle classi, nei gruppi, nelle situazioni di ogni giorno.
Dobbiamo portare calore sociale, legami, fiducia così che i ragazzi possano parlare di se, della loro esperienza, raccontare cosa stanno vivendo, cosa sentono, le loro prospettive o le loro titubanze, soluzioni e dubbi.

Chiedere ai ragazzi con la voce del cuore che può anche non avere suono, “come stai”. E fargli sentire che possono affidarsi, rilassarsi, essere accolti, che possono esprimersi. Ed ovviamente, con lo stesso cuore, ascoltarli. Si racconta e si ascolta anche se nessuno parla con la voce…

Privati della scuola

Certo, non raccontiamoci che la scuola godesse di ottima salute e che fosseIl trauma nel trauma dei ragazzi della dad è tronare a scuola come se non fosse accaduto nulla.

Molti ragazzi hanno anche problemi domestici e con l’aggiunta della situazione attuale rischiano di crollare.

Dobbiamo rafforzare l’io attraverso la relazione autentica, altrimenti li lasciamo soli.
Non possiamo continuare a fare finta di nulla.

Con i ragazzi che si vergognano ed a volte si ritirano nella loro stanza e giocano al computer o stanno sui social, noi aggiungiamo una critica dopo l’altra, tutti discorsi sul piano razionale, EVITIAMOLI.

E’ come se ad un certo punto non ce la facessero più.

Dobbiamo Chiedere “cosa posso fare per te”.

Hanno bisogno del gesto del secondo settennio, aprirsi.

Nei ragazzi in cui prevale il dubbio e tendono a scoraggiarsi fino alla apatia, la cosa che ci viene da fare è scrollali.

Loro invece hanno bisogno del gesto del primo settennio, Protezione, Togliere lo stress.

La mancanza di calore sociale porta al fatto che l’adolescente non si sente già. Rischia di perdere se stesso.

Ci sono ragazzi che picchiano i genitori, spaccano le porte le sedie. Perché? Perché non sentono più calore sociale ma sentono il giudizio.
Il calore sociale è dire “cosa ti sta accadendo?”

I ragazzi non stanno cadendo nel vittimismo. Il problema ora è che la scuola non è un luogo dove i ragazzi possano avere occasione di riflettere su quanto sta accadendo. Trovare una occasione per comprendere cosa sta accadendo a tutti.

Possiamo aiutarli a fere della loro esperienza una lente di ingrandimento per comprendere cosa sta accadendo a tutti.

Oltre all’isolamento fisico che è sicuramente un problema, ancor di più è l’isolamento individuale.
Dobbiamo aiutarli ad uscire dall’isolamento sociale e questo si può fare attraverso gli strumenti della cultura:
l’universale nel particolare, vedere in ciò che accade nel proprio giardino, il riflesso della esperienza degli altri e sviluppare un sentimento di comunità.

IoArgentoVivo

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