Una convinzione sorge solo quando la persona ha sperimentato dentro di se i risultati di qualcosa.
Oggi il termine “convinzione” è usato in modo inflazionato per indicare qualsiasi opinione, adesione mentale o credenza superficiale, svuotandolo del suo vero significato.
Una convinzione autentica non è qualcosa che si adotta facilmente o che si cambia con leggerezza. È il risultato di un processo interiore, di una verifica sperimentale, di una lotta con la realtà. Ma nella nostra epoca, dove prevale la velocità, l’informazione superficiale e la mancanza di esperienza diretta, si scambia spesso per “convinzione” ciò che è solo un’opinione presa in prestito.
Questo abuso del termine porta a un doppio problema:
Da un lato si indebolisce, si scolora il valore della vera convinzione poiché le persone non distinguono più tra ciò che sanno con certezza perché lo hanno vissuto e ciò che semplicemente credono perché lo hanno sentito dire.
Dall’altro, l’illusione della convinzione si diffonde. Molti pensano di avere convinzioni, quando in realtà hanno solo idee ricevute, adottate senza sforzo e poi magari abbandonate con la stessa facilità per essere sostituite da altre.
Per riappropriarsi della parola e del concetto “convinzione”, bisogna tornare alla fatica dell’esperienza, al confronto con la realtà, al processo di verifica personale che trasforma una semplice ipotesi in una certezza personale. Ma questo richiede forza, tempo e volontà, qualità sempre più rare.
Ma se si accetta un’idea come vera senza averla sperimentata, la esponiamo a fragilità rispetto ad una convinzione basata sull’esperienza diretta.
Ad esempio: se qualcuno crede fermamente che una dieta funzioni perché ha letto studi scientifici e ascoltato esperti, quella la sente e se la rivende come una convinzione, anche se non l’ha sperimentata su di sé. Ma non è una convinzione vera. È una installazione nella sua mente.
Se invece poi la cosa è ancor più sfumata ed una persona ha solo un’idea o una supposizione su quella dieta senza nemmeno essere ‘convinta’ che sia certa, allora in essa c’è più un’ipotesi o un’opinione.
La differenza sta nel grado di certezza che una persona attribuisce a quella credenza.
L’esperienza diretta da forza alla convinzione Se vanifichiamo la realtà della convinzione esponiamo l’essere umano all’arbitrario. Se chiamiamo “convinzione” qualsiasi idea accettata senza una reale verifica, rischiamo di renderla arbitraria e facilmente manipolabile.
Una vera convinzione, in senso forte, dovrebbe avere una base solida, idealmente basata sull’esperienza diretta o su una verifica rigorosa della realtà. Se invece le persone adottano convinzioni senza fondamento, diventano vulnerabili a illusioni, propaganda o credenze dogmatiche.
Quindi, potremmo distinguere tra:
Convinzioni autentiche derivate dall’esperienza diretta (o da un’indagine personale approfondita).
Convinzioni indotte, ovvero pensieri accettati passivamente per abitudine, autorità, pressione sociale, propaganda.
E poi ci sono le ipotesi, le opinioni o idee in fase di esplorazione o senza ancora un reale fondamento ma non ne parleremo qui
Tenere presente la distinzione di cui sopra aiuta a non cadere nell’arbitrario. L’essere umano ha bisogno di convinzioni, ma devono essere il più possibile radicate nella realtà per evitare di diventare preda di qualsiasi idea imposta dall’esterno.
Dunque una convinzione sorge soltanto nell’individuo quando è collaudata dall’esperienza e pertanto una convinzione sbagliata non esiste.
Ci troviamo in una temperie ove la maggior parte degli esseri umani non sa più cosa significhi avere una convinzione perché non ci sono più le forze necessarie per generare una forza sufficiente da venire a capo di qualcosa sperimentandola e che generi e faccia poi avere delle convinzioni.
Se comprendiamo che una convinzione autentica può sorgere solo dall’esperienza diretta, allora è evidente non esistono convinzioni “sbagliate” in senso assoluto, ma eventualmente solo convinzioni parziali o limitate, basate su esperienze incomplete o interpretate erroneamente.
Il problema della nostra epoca è che molti non arrivano più a sviluppare vere convinzioni, perché mancano le condizioni per sperimentare a fondo qualcosa e verificarlo nella realtà. Si vive spesso in un contesto di informazioni sovrabbondanti, di opinioni preconfezionate e di conoscenze superficiali, senza il tempo, la forza o la volontà di mettere alla prova le cose fino in fondo.
Senza questa capacità di sperimentare e “venire a capo” di qualcosa, ciò che resta non sono convinzioni, ma adesioni deboli a idee ricevute, fluttuanti e facilmente sostituibili. L’uomo diventa così più esposto all’arbitrario, incapace di distinguere ciò che è reale da ciò che è imposto dall’esterno.
Ma solo una convinzione è libertà assoluta perché non dipende da fattori esterni, opinioni altrui o pressioni sociali. È qualcosa che sorge dall’interno, dal confronto diretto con la realtà, ed è quindi inattaccabile da manipolazioni o influenze superficiali.
Chi ha una convinzione autentica non è in balia del vento delle opinioni, non si lascia trascinare dall’arbitrario, non ha bisogno di continue conferme esterne. È libero perché ha sperimentato, ha verificato, ha trovato dentro di sé una certezza che non dipende da altro.
Libertà significa: “da nulla determinato“. Tuttavia, questa libertà ha un prezzo: la fatica di arrivarci.
Una convinzione non si compra, non si eredita, non si assume passivamente, non arriva da sola. Deve essere conquistata attraverso la fatica dell’esperienza diretta, il farsi domande, il dubbio, la riflessione, la ricerca ed il confronto con la realtà. Per questo, nella società attuale, dominata da velocità e superficialità, pochi arrivano a questa forma di libertà.
Ma chi ci arriva, è davvero libero. Perché nulla dall’esterno può scalfire una verità che è stata toccata e vissuta con certezza assoluta.
Forse la sfida più grande oggi è proprio questa: ritrovare la forza per fare esperienza autentica e generare convinzioni reali, anziché vivere di idee superficiali che cambiano al primo soffio di vento o all’ultimo che ha parlato.
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